In questo articolo esamineremo le logiche e le regole che si celano dietro la più importante delle qualità che ogni fotografo deve avere, la capacità di usare la composizione fotografica per comporre una foto che stuzzichi l’interesse dell’osservatore, lo affascini e infine lo risucchi dentro scena per un viaggio fantastico con l’immaginazione.
Se pronto?
Partiamo subito con un’analisi delle tue sensazioni.
Quando sei rimasto folgorato per la prima volta da una bella foto di paesaggi ti sarai soffermato ad analizzare la scena alla ricerca di una risposta a domande del tipo:
- Che cosa mi sta impressionando cosi tanto?
- Perché è cosi bella?
- Come mai sento il bisogno di continuare a guardarla?
In questi tempi di consumismo compulsivo la più ovvia delle risposte arriva presto e si parte con le menate del tipo: “E’ ovvio… con un grandangolo eccezionale e super nitido e una full frame da 60 mega pixel riuscirò a tirare fuori scatti da fare impallidire chiunque”.
Per colpa di risposte come questa la magia della fotografia rischia di ridursi ad un’ossessiva rincorsa della migliore attrezzatura oppure, se va bene, ad una applicazione sistematica e meticolosa della tecnica fotografica (messa a fuoco, esposizione fotografica corretta, calcolo dell’iperfocale, post produzione, uso dei filtri fotografici etc…).
Qualcosa però non funziona. Tutto sembra corretto, hai pure l’attrezzatura del fotografo preferito (e un bel pacco di soldi in meno nelle tasche) ma i risultati non arrivano.
Sai perché le cose non vanno come dovrebbero?
Perché non stai usando la più potente delle frecce che un fotografo di paesaggi ha al proprio arco: la composizione fotografica. Non a caso a questa materia sono dedicati interi capitoli in ogni manuale di fotografia, in ogni corso di fotografia, in ogni workshop fotografico oltre ad interi libri di composizione fotografica.
La più importante delle regole della composizione fotografica è la “semplicità”
“Una vera fotografia non ha bisogno di essere spiegata, né può essere descritta dalle parole”
Ansel Adams
Le belle foto di paesaggio con una luce eccezionale e una composizione fotografica efficace non hanno bisogno di spiegazioni, trasmettono il proprio messaggio con una semplicità disarmante e la loro forza dirompente risiede nella loro apparente semplicità.
Facciamo un esempio, quando ammiri un bravo atleta eseguire il suo gesto atletico e rimani incantato dalla fluidità e naturalezza dei suoi movimenti, hai la sensazione che quello che stia facendo sia semplice e naturale, quasi ovvio. Allo stesso modo una fotografia deve apparire semplice per essere diretta e colpire nel segno.
Come si ottiene quindi una buona composizione fotografica?
Partiamo da una semplice considerazione.
Il tuo occhio è capace di spaziare nel tempo di un battito di ciglia una scena che avrebbe bisogno di un obiettivo grandangolare che ancora non è stato inventato. Lo fa aggiustando continuamente l’esposizione e la messa a fuoco con una intelligenza che nessun sistema autofocus e nessun processore è in grado di riprodurre. Fa tutto questo per poterti garantire una resa perfetta dei toni, dei colori e della messa a fuoco.
Questa magia però svanisce quando guardi una stampa fotografica fine art incorniciata e appesa al muro o visualizzata su un monitor, il tandem formato da occhio e cervello diventa piuttosto esigente e la stessa scena che tanto ti ha affascinato dal vivo diventa banale.
Eccoci arrivati alla prima considerazione: non tutto funziona se visto attraverso l’obbiettivo.
Elimina il superfluo e decidi cosa tenere
Spesso sei talmente affascinato dal paesaggio che ti circonda da essere spinto da una voglia irrefrenabile di acchiapparne quanto più è possibile. Tiri fuori la macchina fotografica, gli attacchi su un grandangolo e cominci a fotografare qualunque cosa con la voglia matta di portare a casa più scatti possibile. Torni a casa pieno di belle speranze ma le foto non ti convincono.
Purtroppo l’approccio del “bimbo ingordo dentro una pasticceria” non funziona bene.
Sforzati di guardare il mondo attraverso un mirino o più semplicemente abituarti a vederlo attraverso una cornice. Ecco perché, a meno che tu non abbia una innata capacità di comporre una scena, le prime foto che farai potranno essere confuse.
Magari saranno perfettamente a fuoco e ottimamente esposte, potranno avere una luce da capogiro e colori eccezionali ma appariranno come un bel discorso che divaga senza mai cogliere la curiosità di chi ti ha concesso la sua attenzione.
Ecco perché la composizione fotografica è un po come parlare di qualcosa. Bisogna aver chiaro cosa si vuole dire e dirlo nella maniera più semplice e diretta possibile.
Facciamo un esempio. Quando vuoi esporre un concetto al tuo interlocutore, cosa fai? Fai mente locale per un attimo e decidi come esporre quello che vuoi comunicare, poi semplifichi il discorso e vai dritto al punto con il chiaro intento di far capire al tuo interlocutore cosa vuoi dire nel modo più semplice e diretto possibile.
Lo stesso approccio va usato in fase di composizione, ecco perché solitamente la composizione in fotografia è un esercizio di sintesi e di semplificazione in cui si elimina ogni elemento di disturbo, si omette il superfluo e si decide cosa tenere.
Le regole magiche per creare armonia: Regola dei Terzi, Sezione Aurea e Spirale Aurea
Le nostre insegnanti di Italiano per preparare un tema in classe ci suggerivano l’uso della famosa scaletta per organizzare il discorso in maniera logica, ad esempio:
- introduzione
- argomentare su A
- argomentare su B
- confrontare A e B
- conclusioni
Uno schema come questo ci consentiva di avere una struttura logica da cui partire per poi lanciarci nella stesura della nostra composizione avendo ben chiaro sin dall’inizio come svilupparla.
Ho fatto questo esempio perché le strutture di cui ti sto per parlare sono come la scaletta per la nostra composizione. Sono un modo per organizzare le idee e per assicurarti che queste vengano presentate in un modo che sia facile da leggere per chi vorrà guardare la tua foto.
Non hanno la pretesa di dirti cosa devi dire ne tanto mento come lo devi dire, ti daranno piuttosto una traccia su come organizzare gli elementi della scena che stai fotografando in modo da renderne fluida la lettura.
Le regole universalmente riconosciute nell’ambito della composizione fotografica sono:
- regola dei terzi
- sezione aurea
- spirale aurea
La Regola dei Terzi
La regola dei terzi suddivide l’inquadratura in tre sezioni di uguale dimensione, sia verticalmente che orizzontalmente. I punti di intersezione tra linee verticali e orizzontali rappresentano dei punti di interesse su cui concentrare l’attenzione.
A quanto pare al nostro cervello piace parecchio osservare scene in cui gli oggetti ritratti sono organizzati secondo le linee della regola dei terzi e gli piace ancor di più scoprire che il soggetto ricade proprio in uno dei punti di intersezione delle rette di cui parlavamo prima.
Non è ben chiaro il motivo ma probabilmente ha a che fare con il fatto che questa disposizione appare semplice, naturale e quindi facile da leggere e di conseguenza piacevole.
La Sezione Aurea in fotografia
Una variante della regola dei terzi in fotografia è la sezione aurea. Una regoletta nota e apprezzata dai pittori di tutti i tempi che l’hanno usata per donare equilibrio alla composizione delle loro opere. Anche in questo caso l’inquadratura risulta suddivisa in tre zone sia verticalmente che orizzontalmente. Questa volta però le linee sono disposte in modo da soddisfare la seguente regola:
(a+b)/a = a/b
Potremmo dire che la sezione aurea sia una variante sofisticata della regola dei terzi anche se in realtà sarebbe più giusto dire che la seconda è una variante semplificata della sezione aurea. Anche in questo caso i punti di intersezione delle rette orizzontali e verticali costituiscono l’oggetto del nostro desiderio. Sono i punti in cui lo sguardo dell’osservatore tenderà ad essere condotto con naturalezza e di conseguenza una scelta furba sarebbe quella far coincidere la posizione di elementi importanti nella nostra composizione con essi.
La Spirale Aurea
Un interessante utilizzo ricorsivo (ovvero che si applica a se stesso) della sezione aurea è la spirale aurea.
Suddividendo la scena mediante l’uso della sezione aurea e riapplicando lo stesso procedimento al rettangolo più piccolo che la sezione aurea ha prodotto, è possibile inscrivere una curva all’interno dei rettangoli e quadrati che abbiamo ottenuto creando di fatto una spirale che punta verso un preciso punto di interesse.
Anche in questo caso il soggetto della nostra composizione dovrebbe cadere sul punto di interesse e il resto della scena dovrebbe assecondare le linee della spirale cosi da portare l’occhio dell’osservatore dove vorremmo.
Di varianti più o meno sofisticate di queste strutture ne esistono quante ne vuoi e le trovi facilmente googlando allegramente ma non credo aggiungano dettagli di valore alla discussione. Queste tre bastano e avanzano.
Incorniciamo il mondo
Cosa ce ne facciamo di questi strumenti?
Cominciamo ad incorniciare il mondo facendoci guidare proprio da queste strutture.
Sono metodi stra-usati nel corso della storia dell’arte e sono quindi sistemi che nel bene e nel male ci hanno influenzato per millenni. Queste figure si ritrovano in buona parte dell’arte e dell’architettura dai greci ad oggi e ce li ritroviamo di fronte (sopratutto inconsapevolmente) di continuo, in statue, monumenti, facciate di edifici etc…
A furia di guardarle il nostro cervello ha formato strutture mentali che sono diventate automatiche e che quindi ci fanno apparire queste forme come naturali e ovvie.
Quindi se vuoi che le tue composizioni risultino piacevoli anche quando sono ardite, non puoi prescindere dalle considerazioni appena fatte e dovresti usarle consapevolmente e abilmente.
Prova a organizzare i vari elementi di una foto secondo uno degli schemi che ti ho presentato. Non siamo pittori, scultori o architetti e non abbiamo il potere di spostare montagne, laghi o massi che pesano tonnellate. I nostri elementi sono li e sta a noi organizzarli nella scena secondo le strutture che abbiamo appena visto.
La cosa ti assicuro è più facile a dirsi che a farsi e non sempre riuscirai ad ottenere quello che vorresti ma hai diverse frecce al tuo arco ed è bene usarle tutte:
- Puoi variare obiettivo: grandangolo, standard o teleobiettivo
- Puoi variare la tua visuale: avanzando o indietreggiando, spostandoti a destra o a sinistra oppure sollevandoti o accovacciandoti
- Puoi variare l’inclinazione dell’asse ottico del tuo obbiettivo: inclinando verso il basso o verso l’alto
Insomma le varianti sono praticamente infinite e adesso si tratta di sperimentare e di essere critici con i propri lavori per capire cosa ha funzionato.
Un piccolo consiglio che posso darti per allenare lo sguardo è di evitare di usare troppo lo zoom delle tue ottiche. Usa il cervello e lascia l’ottica su una determinata lunghezza focale spostandoti sulla scena per cercare di ottenere la composizione migliore.
Usare le emozioni per rendere la foto una calamita
“Non c’è niente di peggio che una immagine nitida di un concetto confuso”
Ansel Adams
Ovviamente l’attrezzatura è importante e la tecnica è fondamentale ma non è questo che renderà le tue foto degne della copertina del National Geographic o ti farà vincere un concorso fotografico.
Se è vero che la luce è l’inchiostro con cui scrivi, la composizione è quello che racconti e come lo racconti.
Insomma, puoi avere la migliore penna, il migliore inchiostro e la carta più bianca e pregiata ma senza un’idea chiara di cosa vuoi raccontare rischi di apparire scontato. Ecco perché il primo passo verso la creazione di una bella foto è fare un passo indietro. Allontanati per un attimo da qualsiasi attrezzatura e tecnica fotografica e prova a leggere le tue emozioni, a capire quali sensazioni suscita in te il luogo che stai per fotografare. Ti suggerisce pace e tranquillità, inquietudine, senso di smarrimento, forza o fragilità?
Lo so, per chi comincia queste parole possono sembrare pura “fuffa” o concetti troppo astratti e difficili da applicare. Per questo motivo ti propongo un esercizio che alleni la tua consapevolezza sui concetti di cui abbiamo appena parlato.
Esercizio pratico: Osserva le foto di fotografi che ami (del passato, contemporanei o emergenti) e seleziona gli artisti che ti hanno colpito maggiormente. Analizza le loro foto più belle e prova a rispondere alle seguenti domande:
- quali sensazioni mi trasmette la scena?
- quali sono gli elementi visivi che trasmettono le emozioni che sto provando?
Guarda più foto possibile e prova a catalogarle in funzione delle emozioni che ti hanno suscitato. Torna a dare uno sguardo a quegli scatti ogni giorno e approfondisci l’analisi magari aggiungendo particolari.
Si potrebbe stilare una lista di stratagemmi usati dai fotografi di paesaggi per suscitare certe emozioni ma è importante che sia tu a creare la tua lista.
Voglio darti solo qualche spunto per l’analisi che stai per fare: esamina il tipo di luce (alba/tramonto, nuvoloso, pieno giorno etc…), la direzione della luce (laterale, contro luce, posteriore), le proporzioni dei soggetti ripresi (primo piano esasperato da grandangolo, piani schiacciati da un teleobiettivo etc… ), il senso di movimento trasmesso o la staticità, la combinazione di colori presenti nella foto (colori caldi, freddi, mix di entrambe etc…).
Farsi influenzare
Non c’è dubbio che le tue capacità compositive cresceranno e si miglioreranno con il tempo ma se vuoi che tutto questo succeda più velocemente (lo so che lo vuoi) puoi usare due stratagemmi:
- guarda più foto possibile, in continuazione, più volte al giorno tutti i giorni;
- fotografa senza macchina fotografica ovunque ti trovi.
Guarda più foto possibile
Cosa voglio dire. Il primo consiglio è quello di fagocitare belle fotografie a ritmi sostenuti. Oggi abbiamo la possibilità di avere tutto in rete. Tutti i fotografi, vecchi, nuovi ed emergenti hanno i loro lavori esposti nei loro siti personali o su siti come 500px.com.
Una volta era necessario mettere mano al portafogli per acquistare i libri di fotografia dei nostri eroi, oggi è tutto a portata di mano pronto per essere fruito.
Questo esercizio è fondamentale, bisogna abituare il nostro cervello a guardare una scena nel modo giusto e il modo migliore per farlo è osservare le fantastiche foto dei nostri fotografi preferiti. Questo esercizio allenerà la parte istintiva del nostro cervello, creerà inconsciamente le strutture mentali che diventeranno automatiche e ci porteranno con naturalezza a come comporre una foto alla maniera di un fotografo.
Fotografa senza macchina fotografica
Il secondo consiglio è una naturale evoluzione del primo. Se guardare voracemente belle foto farà nascere in te strutture mentali nuove, questo esercizio le rafforzerà e le farà evolvere dandogli la nostra impronta personale.
Non è necessario fotografare con la fotocamera per allenare le nostre capacità di composizione. Impara a guardare il mondo che ti circonda attraverso una cornice e scatta le tue foto con gli occhi e con la mente. Magari aiutandoti formando una cornice non le dita della mano.
Questo genere di esercizi alla lunga trasformeranno radicalmente il tuo modo di osservare. Ti renderanno più metodico e critico, ti insegneranno a ripulire una scena da tutto ciò che è inutile e ti porteranno a cercare istintivamente le composizioni che funzionano meglio.
Dulcis infundo, l’ultimo consiglio che ti do è di organizzare le tue uscite fotografiche il più spesso possibile una, due o più volte alla settimana. Sforzati di analizzare la scena con quello che hai imparato dagli esercizi precedenti e solo quando trovi qualcosa che al tuo occhio e alla tua mente fanno gola tira fuori la fotocamera per scattare la foto.
Lo so. Non lo farai mai. Ti lancerai alla caccia della fotografia migliore scattando di tutto e di più, zampettando sulla scena come un pulcino in cerca della mamma (tanto al tempo della fotografia digitale uno scatto non costa nulla). Forse l’epoca della fotografia analogica costringeva gli aspiranti fotografi a riflettere un po di più prima di scattare e questo di certo faceva bene alla loro composizione.
Va bene anche così all’inizio ma ti prego, prima di scattare una foto avvicinati all’oculare, chiudi gli occhi per cinque secondi e poi riaprili e guarda la scena scrutandola in ogni ogni sua parte. Se il tuo istinto ti dice che funziona solo allora scatta.