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In questo post imparerai la tecnica fotografica della doppia esposizione, un potentissimo stratagemma adottato da fotografi di paesaggi di tutto il mondo per superare i limiti della propria attrezzatura ed esporre foto di paesaggi altrimenti impossibili da fotografare. Grazie alla tecnica della doppia esposizione sarai in grado di esporre scene in condizioni di luce molto complicate ottenendo fotografie ricchissime di dettagli e sempre correttamente esposte in ogni parte.

Per capire la portata dell’impatto di questa tecnica fotografica sulla tue fotografie partiamo da una semplice domanda: perché quando fotografi un paesaggio spesso intere parti della foto risultano completamente bianche o nere?

Perchè tutte le parti della scena non sono correttamente visibili e alcune di loro appaiono biancastre e slavate mentre altre sono buiue e prive di dettaglio?

Range dinamico

La risposta a questa domanda sta in due parole dynamic range ovvero l’insieme delle possibili variazioni di luminosità che il sensore della tua fotocamera è in grado di registrare.

Le moderne fotocamere sono attrezzate con sensori molto sofisticati, capaci di registrare un quantitativo enorme di informazioni (dai 12 ai 15 stop).
Come mai falliscono miseramente se messe alla prova con una semplice foto di paesaggi?

Ti starai chiedendo: “Ma cosa volete da me? Mi sono indebitato per comprare l’ultimo ritrovato della scienza in fatto di fotocamere e obbiettivi e mi ritrovo con scatti che nemmeno si avvicinano all’idea di foto di paesaggi che avevo in testa”.

Per spiegarlo facciamo un esempio.

Immagina di fotografare una scena in bianco e nero e supponi che l’insieme delle tonalità di grigio contenute nella scena che stai fotografando sia quello contenuto nel box orizzontale con il contorno blu che vedi sotto.

Ipotizza adesso che la tua fotocamera sia in grado di registrare solamente i toni contenuti nel riquadro arancione ovvero un paio di stop in meno rispetto a quelli contenuti nella scena che stai fotografando.

Cosa è successo?

La fotocamera non è riuscita a registrare tutte le variazioni di toni contenute nella scena e ha avuto la felice idea di focalizzare la propria attenzione sui toni medi tentando di contenere i danni. Il risultato è una foto con le zone più luminose nella scena completamente bruciate e alcune delle parti in ombra drammaticamente poco leggibili.

Potresti decidere di compensare l’esposizione aumentando o diminuendo i tempi di esposizione ma ecco cosa succederebbe:

  • Diminuendo i tempi di esposizione sposteresti a sinistra il riquadro arancione esponendo correttamente le zone più luminose della scena. Questo però ti farebbe perdere dettaglio nelle zone in ombra che risulterebbero ancora più buie e spesso completamente nere;
  • Aumentando i tempi di esposizione sposteresti verso destra il riquadro arancione consentendo al sensore di registrare correttamente le zone meno luminose della scena a scapito delle zone più luminose che apparirebbero totalmente bruciate.

Insomma, se non è zuppa e pan bagnato. Il risultato finale sarà una foto con delle alte luci completamente bruciate oppure con le zone in ombra completamente nere o peggio ancora una esposizione che cerca di bilanciare questi effetti senza mai ottenere un risultato soddisfacente.

Quale è la formula magica per sbloccare i super-poteri della nostra fotocamera?

Quali alchimie hanno inventato i fotografi di paesaggio per uscire da questo vicolo cieco?

Cosa è la Doppia esposizione

Esistono due alternative alla trappola del range dinamico limitato della tua fotocamera:

  1. uso di filtri ND digradanti in tandem con l’esposizione a destra
  2. la doppia esposizione (o esposizione multipla)

L’opzione (1) fa leva su due strumenti potentissimi :

  • I filtri ND digradanti che abbassano l’esposizione nelle zone più luminose della scena (di solito il cielo) e la riportano all’interno del range dinamico della tua fotocamera;
  • La tecnica dall’esposizione a destra (ETTR) che aumenta la quantità di dati raccolti e garantisce un’esposizione stellare.

L’opzione (2) nasce invece dalla seguente considerazione: se la mia fotocamera non riesce a registrare in un singolo scatto tutti i toni contenuti nella scena perché non scattarne più versioni e metterle assieme in un secondo momento?

Hai capito bene, scattare due foto per ottenerne una terza in grado di contenere i toni della scena originale senza scendere a compromessi.
Grazie ai miracoli dell’era digitale questa tecnica, da sempre usata anche in ere meno digitali, è divenuta oggi uno degli assi nella manica della stragrande maggioranza dei fotografi di paesaggi di tutto il mondo.

Vediamo di capire adesso come funziona e come sia possibile ottenere risultati da capogiro.

Come funziona la doppia esposizione

Eccoti riportati di seguito i passaggi fondamentali che servono per mettere in atto la “magia”:

  1. scatta almeno due versioni della stessa scena esponendo correttamente le aree problematiche (ad esempio il cielo e il primo piano);
  2. mescola le due esposizioni in post produzione (blending) per ottenere il dynamic range tanto agognato.
ATTENZIONE: per ottenere due esposizioni facilmente mescolabili in un secondo momento i due scatti dovranno essere perfettamente identici a meno dei tempi di esposizione.

Vuoi infatti che il resto della scena sia identico nei due scatti: profondità di campo, messa a fuoco, rumore, composizione etc…

Avere scatti identici (a meno dei tempi di esposizione) è estremamente importante per consentire di effettuare il blending (miscelamento) in fase di post produzione che altrimenti risulterebbe troppo difficile o addirittura impossibile in alcuni casi.

Vediamo allora come mettere in pratica questa tecnica e quali sono i le azioni decisive da compiere per ottenere una doppia esposizione perfetta:

  1. preparare la fotocamera per la doppia esposizione
  2. esporre per le alte luci
  3. esporre per le ombre

1 – Preparare la fotocamera per la doppia esposizione

Prima di effettuare le due esposizioni è necessario preparare opportunamente la nostra fotocamera per le due esposizioni per essere sicuri che tutto vada per il verso giusto durante la fase di scatto:

  1. effettua la composizione con la tua fotocamera su un solido treppiedi
  2. scegli un’apertura del diaframma che ti garantisca una profondità di campo eccezionale
  3. scegli il minimo valore di ISO possibile (50,100 o 200) per assicurarti una qualità dell’immagine senza compromessi
  4. effettua la messa a fuoco per una nitidezza da ninja della fotografia di paesaggi
IMPORTANTE: A questo punto la tua fotocamera è pronta per esporre le due foto che creeranno la magia. Ti ricordo che è di fondamentale importanza che nessuno dei parametri della fotocamera venga modificato tra le due esposizioni eccetto il tempo di scatto.

2 – Esposizione per le alte luci

Sei ora pronto ad effettuare il primo scatto che si occuperà di registrare le informazioni delle aree più luminose della scena come ad esempio un cielo particolarmente luminoso e ricco di cromatismi rispetto ad un primo piano in ombra e meno illuminato.

Per esporre il cielo dovrai abbassare i tempi di scatto per evitare di bruciare le alte luci, questa azione ovviamente farà perdere dettaglio alle parti più in ombra della scena ma chi se ne importa, a quello penseremo dopo. Tieni sempre d’occhio l’istogramma per essere sicuro di effettuare una esposizione con i fiocchi (se non ricordi come funziona rilegiti il mio articolo sulla esposizione a destra).

3 – Esposizione per le ombre

Sei a metà dell’opera e pronto a completare il lavoro con il secondo scatto che si occuperà di registrare tutte le informazioni delle zone in ombra. Lo farai lasciando tutto il resto delle configurazioni inalterato e allungando i tempi di esposizione cosi da consentire al sensore di immagazzinare tutte le informazioni necessarie. In questo caso le zone molto luminose risulteranno completamente bruciate ma poco importa visto che le abbiamo già registrate con la precedente esposizione.

Te ne torni casa con due scatti che contengono tutto quello che serve per ricostruire la scena così come l’hai vista con i tuoi occhi.

Come unire due foto

Fin qui tutto abbastanza semplice, adesso arriva la parte complicata.

Come si fa ad unire due foto in una? Come si combinano due scatti che da soli non valgono un centesimo per creare uno scatto magico che fa emozionare?

Esisto una infinità software e metodi che consentono di usare l’enorme mole di dati che hai raccolto ma ho riportato di seguito alcuni tra i metodi maggiormente usati dai professionisti di mezzo mondo e che hanno la peculiarità di fornire il maggior controllo e grado di espressività nonché il risultato finale più realistico.

Li ho riportati secondo un ordine che va dal metodo più “automatico” fino ad arrivare a quello che richiede più sforzo manuale e di immaginazione:

  1. Photo Merge HDR in Lightroom
  2. Unire due foto in Phtoshop
  3. Unire due foto in Photoshop con maschere di luminosità

1 – Photo Merge HDR in Lightroom

Questo metodo è abbastanza automatico e consente di ottenere risultati ottimi in una grande varietà di casi. Il modulo Photomerge HDR in Adobe Lightroom consente di mescolare due scatti e produrre un terzo file che contiene fino a 20 stop di dynamic range (da -10 stop a +10 stop). Questo modulo prende in pasto le due esposizioni, le elaborerà e ne sputa fuori una terza sotto forma di file DNG (un RAW in sostanza) contenente la somma dei dynamic range degli scatti di partenza.
Il file DNG potrà essere quindi elaborato successivamente in Lightroom o Camera Raw come fosse un file RAW partorito direttamente dalla nostra fotocamera.

Vediamo di seguito quali sono i passi fondamentali per mettere in pratica questo metodo:

  1. Apri Lightroom e seleziona le foto da unire. Clicca con il tasto destro del mouse in corrispondenza delle foto selezionate e scegli dal menu Photo Merge>HDR
  2. Nella schermata di configurazione che si aprirà seleziona:
    • “Auto align” per allineare gli scatti nel caso ci siano disallineamenti tra uno scatto e l’altro dovuti a qualche vibrazione della fotocamera in fase di scatto
    • “Auto settings” per consentire a Lightroom di applicare alcuni aggiustamenti automatici che potranno sempre essere modificati in seguito
    • “Show Degost Overlay” per visualizzare le aree su cui Lightroom concentrerà la sua attenzione per risolvere spiacevoli effetti detti “gost”. Queste aree confuse (gost) sono generate dalle parti della scena che si sono mosse tra una esposizione e l’altra (es. nuvole, mare, corsi d’acqua etc…). Avvalendoti di questa opzione e usando il feedback visivo per capire dove Lightroom applicherà le sue magie puoi selezionare tra quattro livelli di deghost: “nessuno”, “basso”, “medio” e “alto”
  3. Clicca su “Merge” per avviare il processo di unione dei due scatti
  4. A questo punto Lightroom avrà creato un nuovo file DNG all’interno della stessa cartella
  5. Non resta che aprire e sviluppare il nuovo file come se fosse uscito direttamente dalla tua fotocamera

     

2 – Unire due foto in Photoshop

Talvolta il risultato della tecnica esposta prima non è abbastanza soddisfacente perché la scena è piuttosto complessa o più semplicemente perché il risultato finale non ci convince più di tanto. E’ possibile importare le due esposizioni come livelli in Photoshop per poi agire mediante le magie con le maschere e mescolare sapientemente le due foto decidendo di volta in volta quali parti delle due esposizioni tenere e quali nascondere.

Questa tecnica, all’apparenza rudimentale, è estremamente potente e versatile e consente di ottenere risultati straordinari ma ha bisogno di tanta pratica e pazienza. Ho riportato di seguito i passaggi che ho seguito per una veloce dimostrazione di cosa è possibile fare sullo scatto che hai visto prima.

  1. Ho posizionato lo scatto per le alte luci sul livello in alto mentre l’esposizione per le ombre si trova al livello sottostante
  2. Sono partito da una selezione della zona contenente il cielo per creare una maschera che rivelasse solo quella parte (lo puoi vedere dai contorni molto netti nella parte alta della maschera)
  3. Ho poi effettuato diversi passaggi con un pennello bianco ed una opacità piuttosto bassa (intorno al 10%~20%) su altre zone come il mare e il primo piano fino ad ottenere una scena che risultasse la più equilibrata possibile.

Come vedi tramite una operazione di “blending” di questo genere è possibile mescolare due esposizione ottenendo l’effetto di ricostruire il range dinamico che hai visto visto nella realtà. Hai inoltre il vantaggio di avere sotto controllo ogni singolo pixel della tua fotografia con un un grado di personalizzazione pressoché infinito.

3 – Unire due foto in Photoshop con le maschere di luminosità

Esiste una tecnica che è in assoluto la più potente ed usata nel mondo della fotografia di paesaggio. Una tecnica che fa uso delle maschere di luminosità per portare le operazioni che abbiamo visto nel paragrafo precedente ad uno stadio successivo in cui il livello di controllo e finezza del risultato finale è fenomenale.

Usando le maschere di luminosità è possibile ottenere risultati altamente professionali in situazioni molto complesse, tutto questo semplicemente sfruttando le informazioni che si trovano già nelle nostre fotografie.

Ovviamente ti starai chiedendo: “ma cosa sono ste maschere di luminosità?”.

Quello delle maschere di luminosità è un argomento che ha bisogno di un intero articolo per essere trattato. Nonostante ciò ho riportato nell’immagine sotto un primo assaggio di cosa è in grado di offrire questa stupenda tecnica di blending.

Come puoi notare dall’immagine, i contorni che mascherano la zona di confine tra il cielo e il mare e tra la costa e il mare non sono netti come quelli che vengono fuori da una maschera creata a partire da una selezione. Per farlo ho usato una maschera creata a partire dalle variazioni di luminosità contenute nella stessa scena (una maschera di luminosità appunto). La maschera di luminosità è una sorta di positivo in bianco e nero usato come maschera in modo da avere delle zone di passaggio più sofisticate e meno nette.

Spero che questo assaggio sia servito a farti venire l’acquolina in bocca.

Non ti preoccupare, torneremo prestissimo sull’argomento con un articolo completamente dedicato alle maschere di luminosità.

I tranelli della doppia esposizione

La tecnica della doppia esposizione (ma anche tripla, quadrupla, … multipla insomma) è senza dubbio una tecnica che nessun fotografo di paesaggi fine art che si rispetti possa ignorare. E’ in assoluto una delle tecniche più usate (forse la più usata) dai fotografi di paesaggi contemporanei alla continua ricerca di metodi per spingere il grado di espressività delle loro fotografie oltre ogni limite.

Questa tecnica può davvero mettere le ali alla tua creatività e darti grande soddisfazione e divertimento in fase di post produzione oltre a farti ottenere risultati che lasceranno te stesso a bocca aperta. Non è una tecnica da super market e padroneggiarla richiederà tempo ma il livello della tua post-produzione farà un balzo in avanti di anni luce.

Ovviamente non è la panacea per tutti i mali e prima che tu metta in vendita su ebay il tuo set completo di filtri gelosamente custoditi come una reliquia (fino a questo momento) vorrei che ponessi la tua attenzione su un paio di cosucce che ho riportato di seguito:

  1. Le due, tre, quattro esposizioni possono differire leggermente una dall’altra dato che alcuni elementi potrebbero muoversi tra una esposizione e l’altra (rami di un albero, nuvole, persone, mare, corsi d’acqua etc…). Questo potrebbe rendere il lavoro in Photoshop arduo o addirittura impossibile in particolari occasioni;
  2. Minime vibrazioni della fotocamera (per colpa del vento, del treppiedi poco stabile etc… ) possono disallineare i vari scatti che dovranno essere allineati talvolta manualmente in post produzione;
  3. Il movimento di alcuni elementi presenti nella scena (mare, nuvole mosse dal vento etc…) può essere una parte determinante della composizione, cosa che accade abbastanza spesso nelle immagini di paesaggi. Potresti avere di fatto composizioni differenti nelle diverse esposizioni e questo potrebbe rendere le operazioni di blending piuttosto ardue e sofferte;
  4. Le operazioni di blending possono essere talvolta molto complicate e dispendiose in termini di tempo. Potresti avere bisogno di tanti tentativi prima di ottenere il risultato voluto.

Insomma “da un grande potere derivano grandi responsabilità” ovvero tanta attenzione in fase di scatto e molto tempo da dedicare alle foto in post produzione ma ti assicuro che i sorrisi a 32 denti cominceranno ad essere la regola piuttosto che l’eccezione.

Personalmente preferisco sempre partire tentando una singola esposizione mediante l’uso di filtri ND digradanti e l’esposizione a destra e completo il lavoro scattando più versioni della stessa scena con diversi parametri di esposizione, con e senza filtri etc…

Questo mi permette di portare a casa il maggior quantitativo di dati possibile e decidere in post produzione come raggiungere l’obiettivo che ho in testa.

Spero che questo articolo abbia stuzzicato la tua curiosità e ti abbiamo fatto venire voglia di lanciarti allo sbaraglio sperimentando questa tecnica sul campo e a casa davanti al PC.

Non mi resta che augurarti….. “Buona doppia esposizione!”