A queste e altre domande diamo una risposta con una idea ben chiara in testa: vogliamo sempre il migliore risultato in ogni situazione.
Se è vero che non esiste un vestito che vada bene per qualsiasi occasione è altrettanto vero che non esiste un formato di file perfetto per tutte le fasi della vita di una fotografia fine art. Per intenderci, se non sei il tipo da andare a letto con la tuta da lavoro e di presentarti in ufficio con il pigiama avrai già intuito che il mondo della fotografia di paesaggio fine art è regolato dallo stesso buon senso.
Se vuoi che la resa delle tue foto sia sempre al top in ogni occasione è necessario fare una distinzione tra le diverse fasi della vita di una fotografia e analizzarle separatamente:
- Acquisizione
- Post-produzione e Archiviazione
- Condivisione in rete
- Stampa
Le fasi che ho riportato in questa lista sono ordinate secondo la tipica successione di azioni che ogni fotografo dell’era digitale si trova ad affrontare nel viaggio che trasforma una magnifica scena di paesaggio in una splendida foto condivisa in rete o appesa ad un espositore di una mostra fotografica.
1- Acquisizione (RAW)
Nonostante ci si trovi in tempi di copia e incolla, di undo e drag and drop non è ancora possibile riportare indietro l’orologio e ripetere una scena per afferrare nuovamente l’attimo fuggente che madre natura ci ha messo a disposizione. Per questo motivo la fase di “acquisizione” è la più delicata in assoluto.
Nelle fasi successive (post-produzione, condivisione e stampa) l’unico limite alla perfezione sarà rappresentato dal tempo che deciderai di dedicare alle tue foto ma durante la fase di acquisizione ti giochi tutto in pochi istanti.
Se le informazioni che hai registrato in questa fase sono di prima qualità il divertimento nelle fasi successive è assicurato altrimenti rimarrà solo un’occasione mancata.
In questa fase l’oggetto del desiderio è reperire il maggior quantitativo di informazioni con il livello di qualità più alto possibile.
In questa fase non è importante che il file possa essere condiviso facilmente con i tuoi amici, con i tuoi fan su 500px o Instagram. L’obbiettivo fondamentale è spremere la tua fotocamera come un limone per estrarre ogni singola goccia del meraviglioso nettare che è capace di produrre.
Questo nettare servirà a creare foto meravigliose ma lo faremo in un secondo momento e con strumenti completamente differenti e più adatti alla fase di lavorazione della nostra materia prima.
Il sistema migliore per registrare le informazioni di cui hai bisogno è il formato file RAW (o grezzo). Questo formato è stato creato per consentire di registrare il meglio delle informazioni che la nostra fotocamera è in grado di fornire.
Dato che i vari produttori di fotocamere hanno scelto sistemi differenti per costruire le loro fotocamere di solito il formato RAW di ogni produttore si distingue dagli altri. Eccoti riportati di seguito alcuni dei formati RAW dei produttori più comuni:
- NEF: Nikon
- CR2: Canon
- ARW: Sony
Le fotografie salvate in questi formati hanno la massima qualità a cui la tua fotocamera può spingersi e sono oro colato per la futura fase di elaborazione. Se vuoi scoprire perché le informazioni contenute in un file RAW sono così importanti e quali meraviglie ti perdi se non usi questo formato, ti consiglio di leggere questo articolo sulla esposizione a destra.
Le immagini saranno molto più pesanti (ad esempio un immagine da 3~4 MB in JPEG può avere un peso di oltre 30 MB in formato RAW) ma ogni singolo bit registrato in questo formato può contenere meraviglie.
2 – Post-Produzione (TIFF)
E’ ora di preoccuparsi dell’elaborazione della miniera di informazioni che hai raccolto nella prima fase per ottenere il massimo impatto visivo.
Il file in formato RAW è un file che ha bisogno di essere interpretato e convertito in un formato standard per essere lavorato da software come Photoshop e Gimp.
Per farlo esistono applicazioni dette convertitori di file RAW come Adobe Camera RAW, Adobe Lightroom o Capture One. Una volta convertito, il file viene trasmesso al software di elaborazione per poter essere lavorato.
L’idea base in fase di post-produzione è applicare tante modifiche quante ne servono per arrivare all’obiettivo finale, preservando il file originale e avendo la possibilità di salvare il lavoro fatto per poterlo raffinare o stravolgere in qualsiasi momento.
Per questo motivo il formato file di cui abbiamo bisogno deve consentirci di:
- applicare aggiustamenti non distruttivi tramite i livelli
- applicare molti aggiustamenti contemporaneamente
- salvare tutti gli aggiustamenti per potere riprendere il lavoro in un secondo momento
- modificare gli aggiustamenti in qualsiasi momento senza intaccare il file originale
- supportare diversi spazi colore (RGB, CMYK, LAB) e profondità di bit (8bit, 16bit, 32 bit)
Se sei un amante di Photoshop ci sono due opzioni che consentono di ottenere questo obbiettivo in fase di post-produzione:
- PSD
- TIFF
Il primo formato è quello proprietario di Photoshop e garantisce la massima compatibilità con tutti gli strumenti a disposizione in Photoshop. Teoricamente salvando in PSD non dovresti mai avere problemi ad aprire vecchi file con versioni più recente di Photoshop.
Il secondo formato è un’invenzione della Aldus Corporation che è poi stata acquisita da Adobe. E’ largamente conosciuto e supportato da moltissimi software di post-produzione e stampa (tra cui Photoshop ovviamente). E’ molto simile a PSD e permette di salvare livelli e aggiustamenti di Photoshop per poterli aprire successivamente.
TIFF è in grado di salvare file grandi fino a 4GB mentre PSD ha un limite di 2GB.
Il formato TIFF inoltre consente di usare in fase di salvataggio un algoritmo di compressione loss-less (senza perdita di informazioni) che consente di ridurre notevolmente il peso del file salvato senza intaccare in nessun modo la qualità delle informazioni.
L’algoritmo di compressione non è a costo zero, i tempi di apertura e salvataggio del file si allungheranno un po ma ti consiglio vivamente di farlo per risparmiare spazio sul tuo hard-disk senza rinunciare alla qualità.
Come puoi vedere nel riquadro, durante la fase di salvataggio di un file TIFF in Photoshop ti verranno proposte due possibilità:
- compressione ZIP per l’immagine
- compressione ZIP per i livelli
Selezionale entrambe e il gioco è fatto.
Ho notato che di norma un file con profondità di 16bit salvato in TIFF compresso con ZIP pesa circa il 20% in meno dello stesso file salvato in PSD e talvolta la metà rispetto allo stesso file TIFF senza compressione.
Entrambi i formati PSD e TIFF sono perfetti per lavorare i tuoi file e conservarli nel tuo archivio. Personalmente ho adottato il TIFF ma considero il PSD una valida alternativa.
3 – Condivisione in Rete (JPEG)
Hai finalmente ultimato la fase di elaborazione, la tua foto è splendida e merita di essere condivisa con gli amici e con il mondo intero. Il file TIFF (o PSD) sul tuo hard disk pesano come la balena bianca (talvolta anche 300~600 MB) e male si prestano ad essere usati per una condivisione in rete visto che contengono le informazioni degli aggiustamenti effettuati in fase di elaborazione. Quello che ti serve adesso è un formato file che sia:
- facilmente trasferibile su internet (200~300 KB al massimo)
- facilmente fruibile su internet (chiunque deve poterlo aprire con qualunque browser)
- capace di garantire un’ottima qualità dell’immagine
Il formato che fa al caso nostro è il JPEG. Questo tipo di file è un formato lossy ovvero con perdita di informazioni dell’immagine originale. Quando un file fotografico viene salvato in JPG le informazioni della foto originale vengono setacciate ed elaborate allo scopo di selezionare solo quelle che consentono di ottenere un file finale che pesi il meno possibile e conservi una qualità dell’immagine comunque molto alta.
Una volta trasformata in JPEG le informazioni della foto originale sono irrimediabilmente perse ed è quindi necessario conservare intatta in archivio la versione originale TIFF (o PSD) della tua foto.
4 – Stampa (TIFF)
Siamo arrivati alla fase finale della vita di una fotografia. Dalle lande desolate dell’Islanda o più semplicemente dalla silenziosa mattina di una spiaggia sotto casa le informazioni del nostro scatto sono pronte per diventare una magnifica stampa da esibire ad una mostra, a casa o in ufficio.
Anche in questo caso il formato da scegliere deve soddisfare specifiche esigenze:
- contenere tutte le informazioni di qualità della fase di post-produzione
- essere un formato facile da scambiare anche su internet (molti laboratori di stampa professionale si trovano lì)
- specificare un profilo colore (se vuoi sapere cosa è un profilo colore e a cosa serve ti consiglio la lettura di questo articolo sulla stampa fine art)
- essere facile da mandare in stampa per il laboratorio
Oggi i laboratori sono provvisti di tutti i software necessari per effettuare ogni conversione e aggiustamento possibile e immaginabile. Perché allora preoccuparsi del formato con cui dare la foto al nostro stampatore?
Ogni azione applicata al file che hai fornito comporta una trasformazione dei dati che tanto gelosamente hai preservato e custodito durante il lungo viaggio che li ha portati dallo scatto alla stampa. Qualunque trasformazione può alterare il risultato finale in maniera anche molto evidente e cosi una stampa può apparire troppo scura o troppo chiara, tendente al rosso o al blu etc…
Insomma, meno lo stampatore è costretto a mettere mano alle informazioni che gli hai fornito e meglio è. Per questo motivo è necessario usare un formato molto potente che tante stampati, plotter e altri macchinari di stampa conoscono molto bene: il TIFF.
Ovviamente non andremo mai a consegnare il file originale con tutti i livelli e gli aggiustamenti ma piuttosto una versione creata ad oc per la stampa che ha le seguenti caratteristiche:
- dimensioni della stampa (30×40, 50×70 etc…)
- appiattimento (flatten) di tutti i livelli per ottenere un file con un solo livello che contiene tutti gli aggiustamenti che hai deciso di applicare
- spazio colore RGB a 8bit (gli attuali sistemi di stampa supportano al massimo a 8 bit)
Adesso il tuo file è pronto per essere mandato allo stampatore e diventare una magica stampa incorniciata e appesa al muro.
Il nostro viaggio nel mondo dei formati di file termina qui. Doversi preoccupare di queste problematiche sembra avere poco a che fare con la fotografia di paesaggio fine art ma la moderna era digitale impone le sue regole ed è molto importante conoscerle per evitarsi mal di pancia a distanza di anni aprendo un file salvato in un formato sbagliato che lo rende ormai inutilizzabile.